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18 febbraio 2021- Lupo -Orso

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Provincia del Verbano Cusio Ossola 

 

COMUNICAZIONE DELLA PRESIDENZA

 

LUPO – ORSO

 

Si invia relazione trasmessa alla V Commissione del Consiglio Regionale Piemontese “Tutela dell’ambiente e impatto ambientale; risorse idriche; inquinamento; scarichi industriali e smaltimento rifiuti; sistemazione idrogeologica; protezione civile; parchi ed aree protette”:

LUPO

Come è noto le praterie alpine costituiscono realtà pluricentenarie legate alle attività zootecniche dell'uomo che hanno plasmato il territorio attraverso i secoli sino ad oggi. La sopraffazione delle praterie da parte dei boschi, che ne hanno determinato in vasta parte la scomparsa, è uno dei problemi ecologici di attualità per la perdita della biodiversità.

L'obiettivo deve  essere quindi quello di impedire che, nel giro di qualche generazione, "il deterrente lupo" cancelli la vita sulle Alpi di tanti piccoli allevamenti che garantiscono il mantenimento dell'equilibrio dell'ecosistema.  Sono proprio questi allevamenti che evitano che venga del tutto cancellato un pezzo importantissimo della storia del territorio delle Alpi.  L'abbandono è incentivato non solo degli impedimenti alla accessibilità degli alpeggi, frutto di estremistiche interpretazioni di Natura 2000 ma anche, per non farsi mancare nulla, dall'introduzione forzata dei grandi carnivori. 

Per questo l'effetto della "mancata gestione" prodotto dalle "norme" dovrebbe essere studiato sotto l'aspetto del "reato ambientale".  Per quanto riguarda l'introduzione del lupo  andrebbe studiato meglio l'aspetto della più o meno consapevole introduzione di problemi di sicurezza pubblica nel caso in cui sia lasciato irresponsabilmente fuori controllo in  mancanza di una oculata gestione. Per le motivazioni dette si individua nella gestione fatta da Wolf Alps in Francia, che stabilisce il prelievo massimo definito per anno della popolazione del lupo, il modello indispensabile da perseguire.

Tutto ciò secondo le normative europee e proprio contrariamente a quanto avviene nel  "modello piemontese "di Wolf Alps. Ci si riferisce al Piano Nazionale d'azione francese 2018 2023 del lupo e delle attività di allevamento che assicura la formazione degli allevatori e la loro dotazione di permessi di caccia idonei a difendere le proprie greggi.

Si veda l'allegato della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo in data 29 gennaio 2021, che così recita: La commissione per l'agricoltura del Parlamento europeo invita la Commissione U.E. a presentare un emendamento alla direttiva 92/43 della CEE sulla conservazione degli Habitat naturali per "spostare la specie di orso bruno e di lupo dalla categoria delle specie rigorosamente protette a un regime che permetta di regolare il numero di individui di questa specie". Si tratta di rivalutare le popolazioni dei carnivori alla luce della Direttiva Habitat visti i loro attuali tassi di crescita. Nel caso dei lupi data la loro mobilità dovrebbe essere preso in considerazione anche lo stato di conservazione a livello dell'Unione Europea.

Così recita il documento della Commissione Europea per l'agricoltura.

In effetti la normativa pone molti interrogativi per la difformità con la quale viene attuata nei diversi paesi. Non è il solo caso: Si pensi a Natura 2000 ed alla differenza dei percorsi ai quali si presta a seconda dell'indirizzo scientifico-ideologico con il quale viene interpretata. Non solo nei diversi Stati ma con stridente evidenza proprio nelle diverse regioni del nostro paese... 

Tutto dipende "dal valore e dalla dignità" che si vogliono o meno attribuire alle attività umane. Una dignità misconosciuta da un crescente bullismo cittadino che si autoproclama filosofo, nel fine settimana, sulla pelle di chi vive in montagna. Nel nostro caso la razza pura è il lupo.

In sintesi, il numero totale dei lupi continua ad aumentare in tutta Europa. Gli esperti sottolineano la necessità di coesistenza tra grandi carnivori e popolazioni rurali. La commissione agricoltura e sviluppo rurale dell'Unione Europea prende atto della estrema difficoltà della raggiungibilità di tale obiettivo ed esprime il pieno sostegno agli allevatori che a causa degli attacchi dei grandi carnivori tendono ad abbandonare la montagna. Si pone inoltre il problema, che nasce nell'ambiente scientifico, che la diffusione incontrollata, dovuta alla non gestione della specie lupo, ne favorisce l'ibridazione. Questa determinerà la vittoria degli ibridi sui lupi determinando il fallimento di Wolfalps e dei fondi così investiti. A dispetto delle forzature ideologiche dell'uomo prevarrà il detto latino "natura non facit saltus"

 

 

DATI LUPI

 

In riferimento alla presenza, ormai da tempo accertata, di esemplari di Lupo sul territorio della Provincia del VCO, mi trovo spesso a confrontarmi sulla problematica gestionale della specie con i colleghi Sindaci dei Comuni Montani e dei fondovalle, pressati dalle richieste, da parte di cittadini e turisti, riguardo questa specie di predatore selvatico.

I Sindaci lamentano soprattutto la mancanza di disponibilità dei dati relativi alla presenza, alla consistenza numerica e alla distribuzione del Lupo, la cui corretta divulgazione faciliterebbe invece ogni politica di gestione della specie.

Infatti, nonostante da anni vengano finanziati, con soldi pubblici, progetti nazionali ed internazionali di conservazione e monitoraggio della specie (vedi LIFE WolfsAlps), i dati raccolti in Piemonte non risultano accessibili agli enti pubblici quali i Comuni.

Bisogna anche evidenziare che il Piemonte, a differenza della Lombardia e di altre Regioni, demanda ai Parchi in toto la gestione del “pacchetto Lupo”, quali i finanziamenti europei, l'organizzazione dell'attività di monitoraggio e la raccolta dati sulle presenze, distribuzione e impatto sulle attività antropiche della specie.

Questa situazione, in particolare l'impossibilità dei Sindaci di disporre dei dati sulle presenze di Lupo sui propri territori, scaturita dalla tecnica del silenzio, non solo motiva sospetti ma genera panico : la conoscenza è essenziale per la sicurezza oltre ad essere uno degli elementi previsti del monitoraggio dello stesso programma europeo Life Wolfalps.

La risibile motivazione della riservatezza dei dati “ per motivi di bracconaggio “ con la quale si volesse giustificare il diniego ai Sindaci sarebbe, oltreché offensiva, contro legge.

Si sommano numerose segnalazioni di agricoltori, allevatori di pecore e capre, riguardo la dissuasione ad effettuare le segnalazioni per il pagamento dei danni, conseguenti alle predazioni, con la motivazione della complessità della pratica. Ciò fa ritenere i dati ulteriormente inattendibili perché non fatti pervenire.

Visto che la necessità di evitare la degenerazione della situazione non consente di esimersi dall’adozione di tutte le precauzioni preventive necessarie, si ritiene giusto e doveroso esaudire le richieste dei Sindaci, competenti in merito alle misure di ordine pubblico, di disporre dei risultati delle attività di monitoraggio e dei relativi dati.

Con spirito di collaborazione la Provincia offre la propria disponibilità di informare ogni Sindaco, con apposita comunicazione riservata, dei dati relativi ad ogni specifico Comune. Pertanto, così come attuato da altre Regioni, si chiede che con apposita Delibera Regionale sia istituita l’obbligatorietà degli organi competenti della Regione stessa (ASL, Enti Parco, ecc.) di segnalazione, secondo una opportuna tempistica, dei dati in oggetto a Province e Città Metropolitana.

 

 

LUPI E TRASPARENZA

 

Mi soffermo nuovamente sulla obbligatorietà di mettere a disposizione dei Comuni i dati relativi alle campagne di indagine sul lupo e devo sottolineare che il mancato rispetto del ruolo e delle competenze dei Sindaci deve costituire motivo di censura della inadeguatezza di funzionari di Enti, locali o regionali, che in tale percorso indirizzino i propri subordinati.

La competenza delle Amministrazioni Comunali in materia ambientale e di tutela del territorio sono sanciti dagli articoli 114,118 e119 della Costituzione oltre che dalle Leggi e vengono “prima” della competenza di qualsiasi altro Ente. Pertanto, piaccia o meno, non può essere opposta alcuna riservatezza al primo soggetto che ne è istituzionalmente competente: il Sindaco. Per quanto riguarda dati che assumano natura penale, i monitoraggi in questione non fanno parte di indagini commissionate dalla Magistratura e dunque su di essi non grava alcuna segretezza di natura processuale. Né possono arbitrariamente essere applicate ai Comuni le norme che restringano l’accesso alle informazioni al pubblico indifferenziate (art 5 D.lgs. 195/2005). Pertanto i Comuni “devono” poter accedere alle informazioni relative alle campagne di monitoraggio “in modo completo e senza limitazioni”.

E’ ovvio che trattandosi di dati la cui riservatezza deve essere garantita non riguardando informazioni oggetto di divulgazione libera, i Sindaci sono vincolati con personale responsabilità a garantirne la riservatezza.

Diverso è voler mettere in discussione l’attività conoscitiva del proprio territorio da parte dei Sindaci andando oltre la mancanza di “riguardo istituzionale” e sconfinando nella “ violazione di diritto “ poiché chiunque vorrà farsene ulteriormente carico dovrà d’ora in poi risponderne nelle sedi preposte.

 

SPECIE LUPO: UN NUOVO PROTOCOLLO ?

 

Nell'ambito della tutela della fauna selvatica, la conservazione svolge un ruolo fondamentale; ma altrettanto fondamentale risulta essere la "gestione" in senso più completo, comprensiva di tutte le ricadute sugli ecosistemi complessi e sulla convivenza con le attività antropiche

Ritengo si debba sollecitare un PROTOCOLLO di INTERVENTO per la gestione dell’ impatto del lupo che preveda, in deroga alla salvaguardia della specie lupo protetta, una modulazione di interventi ben specificati che possano essere autorizzati in funzione della predazione e dei problemi di ordine pubblico nei casi di avvicinamento dei branchi ai centri abitati. Devono inoltre essere sempre consentite agli allevatori azioni di difesa delle greggi con idonee misure dissuasive, compresi gli spari non letali. E’ questo un sostegno che lo Stato italiano non può far mancare agli allevatori di montagna seguendo il percorso compiuto nel rispetto delle normative europee (Wolf Alps, Natura 2000 ecc.) da altre nazioni che nel caso dei grandi predatori hanno previsto e costituito nuclei di intervento specifici che studiano per le Amministrazioni pubbliche le tecniche di difesa nei casi di attacchi e le reazioni dei lupi alle misure dissuasive al fine di adeguare queste ultime secondo le necessità.

E’ certo necessario passare ad un controllo delle problematiche in evidente stato di degenerazione. Per evitare che anziché dissuadere i lupi dal presentarsi nei centri abitati si dissuada ad effettuare le segnalazioni delle predazioni. Ciò fa ritenere i dati neppure sempre attendibili. La Regione Piemonte, a differenza di altre regioni , ha demandato negli anni passati in toto ai Parchi la gestione dei progetti lupo (con i relativi finanziamenti europei, l’organizzazione del monitoraggio, la raccolta dei dati sulle presenze e sulla distribuzione nonché sull’impatto sulle attività antropiche della specie ). Visti i risultati del controllo dei Grandi Carnivori, va RICHIESTO AI FINI DELLA SICUREZZA E DELL’ORDINE PUBBLICO un approccio diverso rispetto al passato.

 

Il risultato della “predazione nel 2019” nella nostra Provincia lascia allibiti. I dati disponibili sono quelli forniti dal sevizio veterinario DELL'ASL che si limitano alle predazioni "segnalate" su animali domestici mediante le modalità previste dalla Regione. Restano sconosciuti tutti i dati relativi alle predazioni sugli animali selvatici che costituiscono il tassello fondamentale per una visione di insieme obiettiva della problematica. È un chiaro esempio della incongruente modalità di organizzazione delle indagini. L’elefante ha partorito il topolino : si tratta di dati che volutamente ignorano il problema della sicurezza che inevitabilmente il lupo porta con sé, che non tengono conto del coinvolgimento del ruolo istituzionale dei Sindaci e che non sono neppure utili per l’obiettivo risarcimento dei danni.

Ciò non sminuisce l’importanza del servizio svolto da Polizia Provinciale e Guardiaparco nell’esecuzione dei compiti loro dettati dai funzionari regionali che sono i responsabili delle modalità del progetto Wolf Alps dettate negli anni passati. Ciò a differenza di quanto attuato con altra attendibilità in altre Regioni con lo stesso progetto Wolf Alps. Un Protocollo di intervento operativo con le Prefetture e i Carabinieri Forestali potrebbe garantire un più ampio sguardo sulla problematica e sugli interventi di controllo (radio collari) e di dissuasione da concertarsi con ISPRA, Ministero dell’Ambiente ed Associazioni agricole per una controllata diffusione della specie lupo capace di garantire, a differenza di oggi, la concreta tutela delle attività della montagna a garanzia del loro sviluppo.

Alle Province, chiamate ad esprimersi nelle consultazioni alle Leggi Regionali, spettano le considerazioni in merito alla applicazione delle norme o alla necessità di una loro rivisitazione ed è quindi sulle norme che la Provincia si concentra.

Vanno valutate con maggior senso di responsabilità le norme la cui applicazione è suscettibile di rilevanti effetti sulle attività economiche delle zone più disagiate e già afflitte dall’esodo. E’ il caso degli allevatori sugli alpeggi. Non tenendo in giusto conto le problematiche concrete si legittimano i dubbi sulla efficienza ed efficacia delle norme.

Ciò per voler ignorare che uno sconquasso indotto senza la capacità del relativo controllo (piani di gestione delle specie) genera ripercussioni nell’equilibrio dell’ecosistema. E’ una ulteriore motivazione per cui tali norme non possono essere monopolio di “interpretazioni da specialisti” né devono prescindere dalle valutazioni che ne devono fare i Sindaci e le rappresentanze sociali ed economiche degli agricoltori e degli operatori dei territori coinvolti. Inoltre , a causa della drastica diminuzione del personale degli uffici provinciali, più che dimezzato nell’arco degli ultimi anni, l’Amministrazione Provinciale si trova obbligata a rivalutare l’impegno in tutte le sue attività istituzionali compreso l’ambito di supporto a progetti in capo ad altri Enti.

 

Quando la tutela della fauna diventa prioritaria fino a sovrastare la tutela dell'uomo si entra in una logica estremista pericolosa per i diritti costituzionali dei cittadini ed in particolare di chi vive in montagna. E' quindi necessario invocare a livello nazionale una ben diversa sincronizzazione tra tutela e sicurezza.  Ciò vale per le specie cinghiale lupo orso e quant'altro. E' patologica nel nostro sistema paese  l'incomunicabilità tra i Ministeri : nel nostro caso quella tra Ministero dell'Ambiente (uno Stato nello Stato con poteri di veto assoluti) e il Ministero dell'Interno. I problemi di ordine pubblico di competenza dei Prefetti e delle forze dell'ordine sono totalmente snobbati dal MinAmbiente a discapito della sicurezza.

La partecipazione a Wolfal Alps  della Polizia Provinciale (notoriamente in carenza di organico) comporta un aggravio dei costi a carico degli Enti Provinciali per il sottratto impegno del personale stesso allo svolgimento dei compiti istituzionali. Ma non basta. Ulteriore problema è che in ringraziamento alle Province vengono negati i dati che hanno contribuito a reperire. Dati che a partire dal 2018 si attendono ancora oggi , febbraio 2020.  Viene così ridicolizzato il ruolo delle province ed offuscata la trasparenza nei confronti dei Comuni. Di qui la valutazione di revocare la disponibilità della Polizia Provinciale per il progetto Wolf Alps fino a che l'organizzazione del progetto non preveda obbligatorio che i dati siano resi costantemente trasparenti e comunicati ai Sindaci non appena raccolti. 

 

L'ORSO

 

La Provincia del Verbano Cusio Ossola dedica particolare attenzione alla recente comparsa della specie Orso bruno che si è manifestata nel giugno 2019, con successive ripetute segnalazioni e riscontri fotografici del maggio 2020, fino alla documentata presenza di un adulto in Valle Vigezzo ed una segnalazione di adulto con cucciolo in località La Colma di Varzo, non ancora confermata. La comparsa di questa specie selvatica protetta costituisce il primo caso in Piemonte rappresentando un necessario impegno gestionale per il territorio. Perciò la Provincia, attraverso il servizio tutela faunistica competente in materia di gestione della fauna selvatica, nel mese di giugno del 2020 ha formalmente richiesto alla Regione di attivare l'adesione al piano di azione interregionale per la conservazione dell'orso bruno sulle Alpi centro orientali  detto PACOBACE. 

 Tale piano e il documento di riferimento per la gestione dell'Orso bruno per le Alpi centro orientali, già approvato dal Ministero dell'Ambiente e Ispra,  comprende tutte le procedure tecnico-amministrative  e autorizzative finalizzate alla conservazione della specie ma anche alla garanzia della sicurezza pubblica attraverso l'adozione di tutte le necessarie azioni di prevenzione.  Come è noto l'Orso da novembre a marzo va in letargo e di conseguenza al risveglio si scatena in scorribande alla ricerca degli alveari che riguarda non solo la parte montana ma anche la viabilità dei centri abitati nel Fondovalle, quali Ornavasso e Gravellona. 

Pertanto dal 2019 la Provincia si è mobilitata ma continua a rimanere in fiduciosa attesa. Nel contempo ha comunicato alla Prefettura che la mancata adozione dei provvedimenti per la sicurezza è dovuta al rispetto di un letargo di natura burocratica.

 

 

Il Presidente

Arturo Lincio